Storia |
Cenni storici: Per la ricostruzione degli avvenimenti storici del Circolo Mandolinistico “P.Paniati”, ci siamo basati scrupolosamente su fonti documentarie scritte. Sono infatti stati rinvenuti, in condizioni non proprio esemplari, i libri di amministrazione del periodo che va dal 1924 al 1938 e dal 1946 alla fine degli anni ’50. Lo spoglio dei documenti ha confermato, purtroppo, che i ricordi e le tradizioni orali sono spesso inesatti. Oltre ai libri summenzionati sono stati consultati i periodici locali (il cittadino, il galletto, la nuova provincia, ecc.), la corrispondenza e i documenti d’archivio. Risulta evidente che un importante periodo, 1938 - 1946, è del tutto scoperto; il periodo 1946- 1952 è documentato solo nella parte finanziaria, scarsamente significativa, e risulta piuttosto confusa e disordinata la decade degli anni ’60. Per tutto ciò si è cercato di rimediare con l’ausilio di dati tratti indirettamente e da testimonianze verbali. La storia della mandolinistica risulta, comunque, disomogenea nei dati, e questo avvalora un po’ la tesi che la Storia non è tenuta in debita considerazione e non viene sempre considerata come una ricchezza per il nostro patrimonio culturale. I dati relativi alle biografie, ad altre istituzioni, ecc. sono tratte dal libro All'ombra dell'Alfieri, “Vita musicale ad Asti - 1740 - 1979 - i luoghi, le manifestazioni, i personaggi” di F. Poggi, edito dalla Provincia di Asti. Le origini dell'orchestra a plettro nota come « Mandolinistica Paniati », si devono far risalire alla fine del’800. A partire dalla metà del XIX Sec., infatti, le attività musicali tanto di carattere professionale quanto amatoriale, si moltiplicarono. Tra i motivi che portarono a questo risveglio, possiamo ascrivere la presenza in Asti di un nutrito gruppo di formidabili musicisti, da Giuseppe Cotti a Camillo Pugno, da Antonio Foschini a Matteo Rissone, e così via. Da diversi decenni operava in Asti una istituzione che, nata e sviluppatasi con nobili intenti, cominciava a risentire del trascorrere del tempo, non riuscendo a sfuggire alla imbacuccata aristocrazia dei soci: l'Accademia Filarmonica. Fu anche per contrapporsi a questa che nacquero diverse piccole associazioni, che ebbero, perlopiù, vita breve. I motivi che portarono alla nascita di tante associazioni fu, però, in particolare, il rinnovamento del tessuto sociale. L’urbanesimo in conseguenza dell’Unità d’Italia e la rivoluzione industriale che crearono esigenza di “ricreazione” alla ripetitività e scarsa soddisfazione delle occupazioni lavorative. Tra queste, a carattere prettamente musicale, troviamo il “circolo sociale”, la “palestra musicale” e un “circolo mandolinisti e chitarristi”. Chitarra e mandolino erano all'epoca, e lo rimasero almeno sino alla Seconda Guerra Mondiale, strumenti a larga diffusione, lo possedevano molte famiglie, di ogni estrazione sociale. Anche questo circolo, come gli altri summenzionati, ebbe un'apparizione meteorica (le nostre notizie coprono solo l’arco di tempo 1895-’97). Un breve tempo che non impedì, però, di indire addirittura un concorso di composizione. Nel tempo che separa le ultime notizie di quest'associazione con quella di cui ci occuperemo più ampiamente, abbiamo solo notizie sporadiche. (Nel 1894 al teatro Alfieri si svolse un importante concerto con protagonista il tenore astigiano Vincenzo Maina che cantò Traviata alla Scala davanti a Verdi, con Adelina Patti (quasi esattamente un secolo prima che un’altra astigiana, Tiziana Fabbricini, si producesse nella stessa opera nello stesso teatro in un’altra importante produzione). Nello stesso concerto del 94, insieme a Maina si presentò un agguerrito gruppetto di mandolinisti, alcuni dei quali, poco tempo dopo daranno vita ad un Circolo Mandolinisti & Chitarristi.) Dopo un periodo di silenzio, nel 1916 troviamo un quartetto a plettro, aggregato al ricreatorio V. Alfieri, che si esibisce in alcuni locali astigiani; esso è formato da Carlo Bologna, Tancredi Migliavacca, Ferro e il m° Romano. Per diversi anni non abbiamo più notizie della formazione, che riteniamo, però, abbia continuato a prodursi, probabilmente ampliando il proprio organico e cercando giovani da avviare allo studio dello strumento negletto dalle scuole pubbliche. La congettura è suffragata dal fatto che nel maggio 1923 ritroviamo gran parte dei suddetti in una nuova formazione di cui facevano parte ben 14 elementi. Si potrebbe a buon diritto far coincidere questo momento con la nascita della mandolinistica “Paniati”. Come si può notare, infatti, non solo nella formazione è già presente il valente musicista, ma viene indicato, nell'ordine, al terzo posto, subito dopo i due anziani e celebri colleghi. Pietro Paniati aveva all'epoca 21 anni, essendo nato ad Asti il 4.III.1902. Aveva iniziato gli studi musicali all'Istituto musicale "G.Verdi" apprendendo il clarinetto in si bemolle col maestro Baroncini ed entrando nella banda cittadina. Abbastanza incerto è anche l’accostamento di Paniati al mandolino. Secondo alcuni il giovane Pietro si appassionava a tutti gli strumenti che gli capitavano sotto mano. Pare, così, che per diverso tempo si occupasse intensamente ad un flauto di terracotta; il mandolino, come s’è detto, era presente in tante case ed era abbastanza facile che cadesse nelle mani del giovanotto, che scoprì, così, la sua autentica vocazione. Un vero entusiasmo dovette scatenarsi nel giovane Paniati, se pochi anni dopo già lo troviamo ai vertici del gruppetto orchestrale. E tutti i fatti successivi ci permettono di ipotizzare che fu proprio da un suo progetto che prese vita nel 1924 il CIRCOLO MANDOLINISTICO ASTIGIANO. I registri del circolo non ci indicano una chiara data di fondazione del sodalizio, che possiamo individuare, comunque, nel primo autunno. Esso era un vero e proprio luogo di incontro, dove si svolgeva attività ricreativa in continuazione, dove si passava il tempo anche giocando a carte, per esempio, e dove si poteva consumare qualche buon bicchiere di vino. Un’attività che richiedeva anche una organizzazione piuttosto complessa, se consideriamo che doveva esserci oltre al consiglio d'amministrazione, un usciere e un responsabile per l'acquisto e la vendita del vino; consideriamo poi che in un'epoca di ristrettezze finanziarie, il direttore d'orchestra, i copisti e gli insegnanti dovevano essere pagati. Per far fronte a ciò (e ricordiamoci che gli enti, pubblici e privati, non erano così propensi alle contribuzioni come in tempi più recenti) i soci erano normalmente tenuti a versare una quota mensile. Un sacrificio che per molti sarà stato gravoso, ma il prestigio dell'orchestra fu tale che il numero dei soci in poco tempo crebbe in numero incredibile e fra di essi possiamo trovare i nomi di illustri concittadini quali, tanto per fare qualche esempio, il pasticciere Piero Giordanino, il libraio Dante Caldi, Francesco Tagini. Nel 1924 le cariche erano così distribuite: Presidente Pietro Paniati, Segretario Carlo Zanetti, cassiere Renzo Viarengo, consiglieri Ettore Ghno, Nino Tirelli. Vice Presidente e direttore: Avv. Carlo Bologna, vice segretario Oreste Badoglio. Da come andarono le cose nei primi mesi, non ci si sarebbe certo potuto aspettare un così radioso futuro. Nel gennaio del 1925, infatti, ben 9 soci, tra i quali alcune “colonne” come Arcadio Parena e Badoglio, si dimisero. Nessun motivo di un tale vivace gesto trapela dai verbali, ma le dimissioni di alcuni (i fratelli Parena, Corrado e Arcadio) dovettero essere accettate. Fortunatamente i motivi del gesto non dovevano essere così gravi, se nell’arco di pochi mesi i nostri fecero rientro nell’associazione. L’orchestra era così composta: Mandolini I: Pietro Paniati, Avv. Carlo Bologna, Vittorio Caramagna, Mandolini II: Ettore Ghno, Pietro Serena Mandole: Luigi Ratto, Enrico Martinengo Chitarre: Vittorio Olivero, Nino (Giovanni) Tirelli, Luigi Visconti, Pilot (in prova) Jazz-Band: Tirelli (percussioni) (Ma nell’aprile del ’25, Martinengo viene espulso per motivi disciplinari, mentre rientrano i fratelli Parena, e Caramagna si dimette). Non conosciamo la sede primitiva. Nel 1926, a pochissimo tempo dall’inaugurazione e nel momento della massima crescita del Circolo, Paniati dovette assentarsi dalla città. Si trasferì, infatti, a Milano, dove impiantò un laboratorio di elaborati del legno in società con Dante Lamperti (forse anch’egli appassionato cultore dello strumento a plettro). Con deliberazione unanime, il 30.III.1926, e ratificato dall’assemblea del 1°.IV, Paniati veniva eletto Presidente onorario a vita e il suo nome inserito nella denominazione del circolo. Per la partenza del Nostro, il 4.IV viene fatto un banchetto all’hotel salera, di cui è gestore Olivero. L'orchestra (che negli atti viene definita “il concertino”, anche ad indicare il non abbondante organico, rispetto al numero dei soci, che lievita considerevolmente) non ha avuto fino ad ora un vero e proprio direttore; la responsabilità delle esecuzioni è affidata in un primo tempo all’avv. Bologna, quindi allo stesso Paniati. Con la partenza di questi e la crescita che si è creata anche in seno all'orchestra, viene deciso di affidare l'esecuzione alla responsabilità di un vero musicista, e questi è Giovanni Bosi, che diventa poi sostituto di Aristide Fantozzi (nominato la prima volta il 24.V.1926 per il concerto di Alessandria). A quest'ultimo viene proposto un ricavo del 50% sull’utile netto dei concerti svolti sotto la sua direzione. Fu anche eletto Presidente il 28.I.27 (per il ’27 e rieletto nel ’28). Nato nel 1884, la sua vocazione fu il violino, di cui divenne un autentico virtuoso e lo portò a esibizioni in tutta Europa, solitamente in compagnia di un eccellente compagno: il violoncellista Camillo De Angeli. Fu a causa di una tournee concertistica che i due, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, vennero imprigionati nel campo di Mauthausen, dove, peraltro, si confortarono organizzando concerti e formando addirittura una piccola orchestra (ringrazio Mariuccia Capelli per la foto, tratta dal sito di Francesco Maggi, dove si parla dell'orchestra di Fantozzi). Musicista autentico e inflessibile, legò in seguito il proprio nome all'insegnamento, a piccoli concerti e alla Mandolinistica, che portò alle più alte vette, sottoponendola, però ad una ferrea disciplina, causa di frequenti dissapori con gli esecutori, anche di acuta tensione (21.1.31), metodi che se giustificano i risultati, forse possono risultare eccessivi se messi in relazione con l’impegno di strumentisti non professionisti, addirittura molti dei quali non in possesso dei requisiti minimi di teoria musicale (è noto che molti esecutori avevano una straordinaria capacità di suonare "ad orecchio" imparando rapidamente a memoria qualunque passo). E’ per questo e per altri motivi che viene aperta una scuola di musica (Consiglio del 4.VI.28). Il prescelto allo scopo un chitarrista e mandolinista non astigiano: il prof. Carlo Reineri di Torino. Il suo nome resterà legato alla nostra orchestra fino agli anni ’30 e sotto la sua guida sorgono le migliori leve della mandolinistica tra i quali Secondo Viarengo (Gundin), Alfredo Goria (entrato il 3.III.30), Vincenzo Isocrono (entrato 3.II.30) Candido Lodezzano e Guido Maggiora. Il primo di questi in occasione del festeggiamento di S. Cecilia del ’26, ricevette una menzione per l’assiduità alle prove, che viene trasformata in una borsa di studio di £ 10 mensili per beneficiare delle lezioni di Reineri. Gli viene anche acquistato un mandolino per £ 350 che riscatterà a rate. Il 28.I.27 entra in Consiglio. Il 19.IV.28, andando Viarengo militare, la borsa di studio passa a Guido Maggiora. Al rientro dal militare, nel settembre ’29 Gundin è proposto alla direzione della scuola interna. Non accetterà fino al settembre 34. nell’aprile 26 è archivista. Nello stesso ’27 viene realizzato il gagliardetto con un’autotassazione di alcuni soci. Poco onorevole la delibera del 24.I. 28 con cui viene deciso di non ammettere le donne se non a titolo benemerito (Parena Gilda, a cui però verrà regalato un mandolino offerto dalla signora Terzilla Paniati) L'inizio dell'attività della Mandolinistica coincise anche, a livello nazionale, con l'affermazione del Partito Nazionale Fascista. C'è un motivo preciso per cui facciamo questo riferimento: nel 1926 giunge una richiesta alla direzione del Circolo con la quale si richiede se voglia entrare a far parte dell'Organizzazione Nazionale Dopolavoristica (Decreto 1.V.1925 n. 582. I dirigenti intravidero un tentativo di interferenza esterna, e sospesero ogni decisione. La delibera dovette essere sofferta, poiché diverse attività previste furono sospese. E la decisione non piacque, soprattutto, ai “piani alti”; qualche tempo dopo, infatti, il Prefetto in persona richiese una delibera in cui si precisasse se si intendeva o meno entrare a far parte dell'O.N.D. (organizzazione nazionale dopolavoristica). La perentorietà della richiesta indusse il circolo a deliberare favorevolmente (dall’1.1.27), ma di certo molte persone non furono in accordo (consiglio del 15.VI.26). Dalle diverse frasi si intravvede chiaramente che i soci (circa 60 all’epoca) avevano capito esattamente di cosa si trattava (“.. movimento politico che tende travolgere nella sua ondata tutte le organizzazioni”... “circolare attenente sia pure mascheratamente, al boicottaggio di tutti gli enti apolitici). Il consiglio si dimette. Presidente Visconti. Durante il consiglio del 6.II.31 si avvisa che non ci saranno più elezioni; il consiglio viene imposto dai gerarchi. Nel marzo 34 l’ordine superiore era quello di aprire l’assemblea con la lettura del discorso del Duce che riguardava, tra l’altro, le elezioni politiche. A questo proposito bisogna parlare del “movimento” dei soci. Un andirivieni veramente curioso che non è mai cessato: dimissioni, espulsioni, rientri, ecc. I motivi, naturalmente, sono sempre stati tra i più svariati, però merita attenzione analizzare quelle espulsioni di carattere artistico: spesso gli strumentisti non partecipavano ad un numero sufficiente di prove, o non suonavano col dovuto impegno alle esecuzioni pubbliche. Il Circolo, senza tante scuse, espelleva il socio o lo convogliava dal ruolo di socio esecutore a quello di sostenitore. Ma anche senza arrivare a tali provvedimenti, le ammonizioni verbali del M° Fantozzi dovettero essere talvolta anche più scottanti, se in numerosissime occasioni venne richiesta la mediazione di Paniati (5.XI.1937) affinché il M° addolcisse un po' la propria condotta. Ma l'atteggiamento “toscaniniano” doveva essere proprio del temperamento dell'uomo, se in un'occasione venne addirittura richiesto l'intervento del Podestà (6.VI.31) e se in almeno due occasioni le dimissioni offerte dal direttore non vennero respinte e venne, al contrario, trovato subito un sostituto (9.X.31). Un encomio solenne riceve dalla Federazione per le doti dimostrate al concorso di Como. Una prima crisi ad inizio ’29; causa i numerosi impegni, il circolo decide di chiedere ad Ajace Borelli di surrogarne il posto; idem il 9.X.’31 (sarà poi Martire) si sfiora la destituzione a fine ’37. Chiamato durante una riunione (12.XI) a pronunciarsi sulla possibilità di temperare un poco il suo atteggiamento e mettere in repertorio anche brani più semplici, egli ricusa assolutamente: egli decide il repertorio, la disciplina è affar suo, non vuol essere sindacato e se ne va sbattendo la porta e se hanno bisogno di lui, lo mandino a chiamare!! In ordine di tempo i sostituti furono il clarinettista Cesare Martire (nominato ed effettivamente operante nel dicembre 31 e (anche in qualità di vicepresidente), fino al gennaio del 1934, ritiratosi per ragioni di salute; il 17.I. rientra Fantozzi) Sostituto che se offriva sulla carta ottime credenziali, non era, in pratica, in grado di competere con Fantozzi quanto a profondità di interpretazioni e precisione esecutiva, infatti i concerti dei primi anni 30 non andavano granché bene, poco pubblico, poco calore, quindi Secondo Rambaldi (chiamato a partire dal 17.XI.1937), ultima notizia 15.IV.48. Il 20.V.’34 gara di quartetti ad Asti organizzata dal periodico “il plettro” (Vizzari): Alessandria, Biella, Casale, Genova, Lucca, Montanaro, Novara, San Pier d’Arena (salone littorio). Nell’agosto del 34, partecipa al concorso di S. Remo, vince il 1° premio e anche Fantozzi riceve il 1° premio destinato al maestro che avrebbe dimostrato la migliore interpretazione, idem un mese dopo ad Abbiategrasso. 24.XI 1934: gara di quartetti interna (sala littoria): giuria: Fantozzi, Baroncini, Paniati 1° premio: Alfredo Goria; Gianotti Cesare, Domenico Perosino, A. Parena, 2°: Mario Viarengo, Vincenzo Isocrono, Riccardo Parena, Carlo Fassio; 3°: Secondo Viarengo, Emilio Zola, Corrado Parena, Giulio Poggio; 4° Aldo Amerio, Giulio Gamba, Giuseppe Corradino, Olimpio Bolla. Il 9.XII.1934 la mandolinistica ha l’onore di esibirsi addirittura ai microfoni di Torino dell’ EIAR nel 35 risultano: Parena Corrado volontario in Abissinia, Mario Viarengo richiamato in Abissinia, Alfredo Goria richiamato, Cesare Gianotti, richiamato in Abissinia, Isocrono interno di leva come pure Attilio Campini. 5.VI.1937: morto Lorenzo Viarengo, Mario è il figlio (nominato socio onorario) L'era Rambaldi durò solo pochi anni; a parte la forzata sosta durante il Secondo conflitto, risulta dai giornali che alcuni concerti siano stati diretti da Antonio Molteni. Dopo un “rientro” di Rambaldi, a partire dall’agosto del 1948 alla testa della Mandolinistica venne chiamato Alfredo Marello. Musicista profondamente preparato specie sull'aspetto teorico, nella sua non lunga carriera direttoriale ma lunghissima carriera di revisore e adattatore di musiche egli si fece particolarmente apprezzare proprio per la capacità di scelta dei brani e di tradurli per le capacità delle singole sezioni dell'orchestra. Per citare un eloquente esempio, nel 1952 la mandolinistica partecipò ad un importante concorso a Como. A parte la ottima prestazione, colpì molto la trascrizione della celebre “danza delle ondine” dalla Loreley di Catalani, che venne poi richiesta da ben due orchestre, di cui una svizzera. Come si diceva, la carriera direttoriale di Marello non fu particolarmente lunga: in diverse occasioni minacciò le proprie dimissioni: bisogna infatti sottolineare che il maestro non risiedeva ad Asti ma in una frazione da cui egli si spostava in bicicletta, prima, e con una vespa poi. Un sacrificio che egli non vedeva ricompensato da adeguata assiduità alle prove e nello studio, sicché dopo le minacce passò ai fatti (27.VI.56). Grazie all'interessamento di diversi soci, l’allontanamento non fu definitivo; per alcuni importanti avvenimenti, difatti, egli prestò la sua opera in attesa, soprattutto, che si trovasse un adeguato sostituto. Da qualche tempo all’interno del complesso andava spiccando la figura di Alfredo Goria (sospeso per oltre 3 mesi per indisciplina (dal dicembre 34 al marzo 35, poi è andato militare, come V. Isocrono) Personaggio per molti versi opposto a Marello; non era un profondo conoscitore di tecniche armoniche e contrappuntistiche, ma suonava con rara perizia tutti gli strumenti a plettro, con una particolare predilezione per la mandola. In questo periodo, quando il complesso era ancora tecnicamente floridissimo, nascono delle “correnti”, che se rappresenteranno un valido incentivo nella competizione esecutiva e interpretativa, furono anche origine di avversioni e intolleranze. Nel gennaio 1958, improvvisamente, Pietro Paniati si spegne a Milano. Un lutto per il mondo del mandolino che colse tutti alla sprovvista. La mandolinistica aveva in Paniati, nonostante la lontananza un importantissimo pilastro così lentamente, ma inesorabilmente, iniziò una fase declinante. Cominciamo a parlare della struttura socio-amministrativa. Siamo certi dell'esistenza di uno statuto e un regolamento sociale fino dalla fondazione del sodalizio, ma purtroppo di questo documento non abbiamo trovato traccia (fu modificato e approvato l’8.II.’26; 30.VI.’52). Per qualche tempo le cariche elettive furono piuttosto incostanti, quindi con la segreteria Badoglio, si arrivò ai ?? anni continuativi, mentre le presidenze, se non arrivarono ad un tal traguardo, di poco si scostarono con tizio caio e sempronio. Il record negativo fu invece tenuto dal povero prof. Bologna, tra i primi fondatori ed esecutori, poi allontanatosi, fors’anche per ragioni di età e salute, e richiamato alla presidenza alla morte di Migliavacca, che mantenne la carica per soltanto poche settimane, ma nella sessione stessa si dimette. Il direttivo fu sempre governato da personaggi di spicco in città, come il rag. Guido Fornaca vice direttore della cassa di Risparmio di Asti, il cav. Guido Maggiora, personalità di spicco nell'industria del trasporto e fino al Comm. grand'uff. Giulio Saracco, autentica personalità nel mondo dei preziosi. Un breve ma interessante capitolo a parte nella storia della mandolinistica, merita la formazione corale. Improvvisamente (28.IV.31), alcuni soci manifestano interesse per il canto, e propongono alla direzione di formare una sezione corale. Dopo breve indugio la proposta viene accettata e il coro si forma sotto la guida di Antonio Stivanello. Le capacità dei singoli dovevano già essere notevoli, se già nel 24.XI.32 il coro partecipò ad un concerto insieme all'orchestra. Dopo breve tempo ci fu una breve crisi a causa del disimpegno del primo maestro finito a Torino. Fu presto risolta grazie a Mario Quaglia che accolse sotto la sua abile direzione la formazione corale. Ma anche costui dovette presto ritirarsi , dovendo recarsi ad Alessandria.. Non si riuscì a trovare la disponibilità di alcun altro maestro, sicché la compagine dovette definitivamente sciogliersi, e non si presentarono altre occasioni di collaborazioni analoghe. Ricordiamo il m° (cieco) Rosani (insegnante nominato nel dicembre ’31, sollevato nell’ottobre ’34 per scarsi risultati, di nuovo presente VII.47) 13.VI.48: morto Presidente Tirelli (nominato la prima volta il 9.IV.26, rinominato il 18.V.32) A partire dagli anni ’60 le notizie sull’attività interna del Circolo diminuiscono a causa della carenza documentaria. La corrispondenza e gli estratti dai periodici, purtroppo ci riportano solo l’attività concertistica e le richieste di contributi. Qualche notizia più curiosa sulla tormentata vita del circolo ci viene da qualche occasionale lettera di soci ai consigli, il più delle volte per rassegnare le dimissioni, non sempre per motivi del tutto “trasparenti”. Sotto le motivazioni più futili si intravvedono, infatti, rancori, invidie, orgoglio e ambizioni. 24.IV.1946: morto Presidente onorario Ricciardi Per molto tempo la sede cambiò spesso: Nel giugno 1925, viene proposta in via XX Settembre (società impiegati) Per qualche tempo la sede doveva essere nel palazzo Catena, nella piazza omonima. Nel ’33 sede in via S.Martino. nel ’35 “ in via Goltieri 5 nel ’38 passa alla ex bocciofila, “23 marzo” Dalla ripresa, dopo la guerra, per qualche tempo, fu all’asilo “Lina Borgo” ’48, Ottobre, palazzo dell’agricoltura (ex torre littoria) Per breve tempo il complesso provò nei locali oggi del Circolo “S. Secondo” dal ’52 è in via Solari/Bonzanigo.
Sopra: il logo del Circolo Mandolinistico Astigiano, nell'anno di fondazione - 1924 i Soci Fondatori
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